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Regime dei minimi, vantaggi e svantaggi: è davvero così conveniente?

Regime dei minimi, vantaggi e svantaggi: è davvero così conveniente?

Il 2012 è stato l’anno dell’introduzione (o più correttamente della “modifica”) del nuovo regime dei contribuenti minimi, ovvero un incentivo del governo alle startup, con particolare riferimento alle nuove generazioni.

Tuttavia, visto anche che molti (anche gli “addetti ai lavori”) danno diverse volte indicazioni errate, ci sembra opportuno in questa introduzione specificare che il regime dei minimi non è rivolto solo agli under 35, ma a tutti i soggetti che avviano un’attività purché ne rispettino i limiti e i requisiti (fra cui non aver avuto un’attività nel triennio precedente, intesa come “numero di partita iva”).

Funzionamenti

Una opportunità dunque per chi si appresta ad entrare nel mondo del lavoro da autonomo, cercando di sfondare con la propria attività, professionale o di impresa che sia.

Ma è davvero così conveniente?

In questa sede non esporremo i limiti ed i requisiti del regime dei contribuenti minimi, ma l’obiettivo è di indicare quelli che sono i vantaggi e gli svantaggi relativi al nuovo accesso che ha, come i più sapranno, la sua caratteristica principale nella possibilità di fruire di un’imposta sostitutiva agevolata al 5%.

I vantaggi del regime dei minimi.

Sicuramente i vantaggi sono in numero maggiore rispetto agli svantaggi, soprattutto per un under 35 che vuole provare a sviluppare una propria attività senza un esborso in imposte importante. Vediamo di fare un elenco dei principali vantaggi:

  • imposta sostitutiva al 5%: quindi niente IRPEF, IVA, IRAP, ma solo un’imposta sul reddito netto al 5%;
  • non è obbligatoria la tenuta dei registri contabili, ma vige l’obbligo di conservazione dei documenti contabili necessari per il calcolo dell’imposta;
  • non vi è l’obbligo di compilare gli studi di settore;
  • vige il cosiddetto principio di cassa, quindi i ricavi vengono tassati quando sono effettivamente percepiti (quindi non si pagano imposte su una fattura non pagata);
  • è possibile rimanere nel regime fino a 35 anni (quindi se un soggetto a 20 può aderire al regime dei minimi fino ai 35 anni, ovvero per 15 anni, rispettandone ovviamente i limiti);
  • per i professionisti (e gli agenti) non vi è l’esonero dalla ritenuta d’acconto;
  • non vi è obbligo di compilare e inviare lo spesometro;

Gli svantaggi del regime dei minimi

I vantaggi di questo regime sono quindi piuttosto importanti. Ma è davvero tutto oro ciò che luccica? Vediamo anche il rovescio della medaglia e quindi i maggiori svantaggi nell’adesione al regime:

  • non è possibile detrarre alcune spese in dichiarazione dei redditi: i farmaci, il mutuo, l’assicurazione sulla vita che sono le spese (private) principali che è possibile detrarre non sono considerate in tale regime;
  • non è possibile dedurre l’IVA (in gergo scaricare): l’IVA diventa però un costo che è possibile dedurre dal reddito di impresa/lavoro autonomo;
  • superato il limite di 30.000 euro di ricavi (percepiti) in un anno, si fuoriesce dal regime dall’esercizio successivo: cosa ancora peggiore, superati i 45.000 euro di ricavi bisognerà tenere i registri contabili e calcolare le imposte in maniera retroattiva, e quindi anche per l’anno in corso;
  • non è possibile avere dipendenti (di qualunque tipo, anche a progetto), quindi l’attività è sempre “personale” e piuttosto limitata nello sviluppo;
  • non è possibile acquistare più di 15.000 euro di beni strumentali (es. pc, o mobili) in tre anni, quindi valgono le considerazioni sopra.

Quelli elencati sono solo alcuni dei vantaggi e degli svantaggi relativi nell’accesso al regime.

E consigliabile o no accedere al regime?

Sicuramente si tratta di un’ottima opportunità, ma il consiglio è quello di verificare la propria situazione previamente con un professionista esperto nel settore che saprà indirizzarvi al regime più indicato per la vostra attività.