Il redditometro è uno strumento che ormai in molti (purtroppo per loro) hanno imparato a conoscere nel corso di questi ultimi anni.
Per i meno esperti in materia e per gli sbadati, questo particolare strumento è stato introdotto per riuscire a stanare gli evasori (sia totali che parziali). Qual è il funzionamento di questo strumento, in parole semplici?
Il redditometro si basa su uno strumento previsto dall’ordinamento fiscale italiano, il cosiddetto “accertamento sintetico”, attraverso il quale è possibile risalire al reddito di persone fisiche (quindi non solo di imprese ma anche di privati cittadini) da parte degli enti preposti all’accertamento fiscale (in primis l’Agenzia delle Entrate) sulla base di determinati parametri ed elementi che lo caratterizzano: quando il reddito dichiarato si discosta di oltre il 20% da quello presunto secondo il redditometro (e quindi secondo i parametri dell’Agenzia) può scattare l’accertamento fiscale.
Quindi un soggetto che acquista un immobile ed un automobile di lusso in un determinato anno deve riuscire a “giustificare” tali acquisti con un reddito o delle dotazioni di denaro (o smobilizzi di proprio patrimonio) già esistenti.
Il redditometro ha subito negli anni diverse variazioni e sono stati aggiunti diversi parametri di valutazione oltre quelli classici (ad esempio i già citati immobili ed auto di lusso), e nel 2013 è stato previsto un nuovo software che effettua il calcolo sulla base di ben 80 voci, fra cui:
Queste solo alcune delle voci di cui tiene conto il software dell’Agenzia (dal nome piuttosto “tetro” SERPICO), che è stato notevolmente migliorato per permettere di scavare sempre più a fondo nelle abitudini degli italiani.
Innanzitutto mantenere la calma (ricevere un accertamento non equivale ad essere sanzionati), recarsi presso il proprio commercialista, patronato o caf, e raccogliere tutte le “prove” che dimostrino al fisco di essere in errore.
Ricordiamo (per i più “spavaldi”) che l’Agenzia delle Entrate ha messo a punto un software che permette di verificare se si è a rischio redditometro, il cosiddetto “Redditest”, che permette di verificare il proprio reddito sinteticamente sulla base delle spese e confrontarlo con il proprio reddito reale.