Facebook Commercialista.com Twitter Commercialista.com Linkedin Commercialista.com

Crisi Artigiani 2015/2016: 22.000 imprese chiuse

Crisi Artigiani 2015/2016: 22.000 imprese chiuse

crisi artigiani 2016

Crisi artigiani nel 2016

I Governi si susseguono rassicurando la popolazione, continuando a ribadire che la crisi sta scemando, ma i numeri non continuano ad essere cosi rassicuranti: sulla base dell’indagine dell’Ufficio della Cgia nel 2015 le imprese attive sono calate di quasi 22.000 unità, se invece confrontiamo il numero con inizio crisi del 2009 il numero di unità è crollato di 116 mila attività. Ad oggi le attività sono scese sotto le 1.350.000 unità, con deciso calo Sardegna (-14%), Abruzzo, Basilicata e Sicilia. Nel dettaglio in Italia ci sono stati movimenti per quanto riguarda:

  • Imprese edilizia -65.455 unità;
  • Trasporti -17.000 unità;
  • Imprese metalmeccaniche -16,587 unità;
  • Artigiani del legno -19.076 unità;
  • Parrucchieri ed estetiste +2.180 unità;
  • Gelaterie e rosticcerie +3.290 unità.

Il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo commenta il report «a differenza degli altri settori economici l’artigianato è l’unica categoria economica che continua a registrare un netto calo delle imprese attive; infatti, guardando alle imprese non artigiane solo l’agricoltura e l’estrazione di minerali evidenziano una flessione nell’ultimo anno».

Crisi Artigiani: perchè?

Ma quali sono i motivi di questa devastazione? In primis il peso enorme della pressione fiscale e l’aumento vertiginoso del costo degli affitti hanno messo in ginocchio numerose attività, ma non solo. L’arrivo delle nuove tecnologie ha rimpiazzato moltissime attività (sopratutto quelle caratterizzate da una percentuale di forza lavoro manuale elevata). Le conseguenze sono maggiore disoccupazione, maggiore disagio sociale per il quartiere dove la stessa attività ha chiuso i battenti oltre che aumento della minicriminalità.

Molte sono le professioni che sono già andate in soffitta o quelle che lo faranno da qui nei prossimi decenni: quali in particolare? Possiamo stilare un piccolo elenco per ordine di impatto negativo:

  • Armatori (-35,5%)
  • Magliai (-33,1%)
  • Riparatori audio/video (-29,4%)
  • lustrini di mobili (-28,6%)
  • produttori di poltrone e divani (-28,4%)
  • pellicciai (-26%)
  • Corniciai (-25,7%)
  • Impagliatori (-25,2%)
  • Produttori di sedie (-25,1%)
  • Camionisti (-23,7%)
  • Falegnami (23,2%).
 «Alcune professioni storiche dell’artigianato ormai stanno scomparendo – specifica Cgia Renato Mason – Vuoi per le profonde trasformazioni che i rispettivi settori stanno subendo o per il fatto che i giovani non si avvicinano piu’ a questi mestieri. I barbieri, i calzolai, i fabbri, i fotografi gli ottici o i corniciai, ad esempio, sono in via di estinzione e oltre a perdere saperi e conoscenze che non recupereremo mai piu’, la chiusura di queste attivita’ sta peggiorando il volto urbano dei nostri paesi e delle nostre citta’